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Conto corrente cointestato: successione in caso morte

di Marco Fanelli

In Italia un conto corrente ogni 4 è cointestato. È una tipologia di conto scelta soprattutto dalle famiglie, tra coniugi o tra genitori e figli, al fine di migliorare la gestione del patrimonio o abbattere le spese bancarie.

Un aspetto importante da considerare quando si sceglie questo tipo di conto, è cosa avviene in caso di morte di uno dei cointestatari. Insomma, nel caso di conto corrente cointestato, la successione come funziona? Vediamo di fare chiarezza.

Le differenze del potere di firma

In caso di morte di uno dei correntisti cointestatari, le procedure variano a seconda che il conto corrente sia con firma congiunta o con firma disgiunta. La differenza tra le due tipologie di firma è la capacità o meno di operare in autonomia personale rispetto all’altro titolare del conto cointestato.

Conto corrente cointestato successione in caso morte Con la firma congiunta si ha il pieno controllo dei movimenti del conto in quanto non è possibile operare in autonomia. È la formula che sempre più spesso viene utilizzata nella cointestazione del conto con un figlio minore, al fine di controllarne i movimenti.

Con la firma disgiunta invece ogni cointestatario può agire in autonomia per quanto riguarda autorizzazioni o disposizioni in genere. È la forma normalmente adottata dalle coppie di coniugi o da genitori anziani e figli.

La successione del conto corrente cointestato in caso di morte

In caso di firma congiunta il conto viene prontamente congelato dalla banca, fino all’individuazione dei legittimi eredi. L’istituto di credito di fatto estingue i poteri di firma di tutti i titolari del conto e non è possibile effettuare operazioni di prelievo, deposito, emissione assegni o altro. Quando la pratica di successione verrà perfezionata, saranno quindi gli eredi ad apporre la firma dispositiva per le operazioni sul conto.

Nel caso invece in cui il conto sia a firma disgiunta, le operazioni di individuazione degli eredi e di successione non congelano il conto corrente. Il cointestatario ancora in vita potrà operare in autonomia sul conto.

I conti cointestati non sono conti in uso soltanto alle coppie coniugate. Spesso quando un genitore diventa anziano, preferisce aggiungere un figlio come cointestatario del conto corrente per facilitare le operazioni bancarie, i prelievi e il ritiro dei blocchetti degli assegni. Al momento della morte però si aprono diversi possibili scenari.

Se il genitore defunto ha fatto regolare testamento è possibile che le quote non vengano divise equamente. Le proprietà tutte, e quindi il patrimonio presente nel conto corrente all’istante della morte, sono divise secondo l’atto testamentario al fine di rispettare il volere del deceduto. Ma non è interessato dalla successione l’intero ammontare delle somme al momento del decesso. Infatti nell’istante in cui viene ammesso un cointestatario, esso diventa titolare e proprietario nella misura del 50% delle giacenze. La parte in capo al cointestatario non sarà quindi oggetto di successione.

La successione è soggetta però a tassazione sul reddito, disposta dal Decreto Legislativo n.175 del 21/11/2014. Nel caso in cui la successione riguardi il coniuge o i figli, la tassa relativa è del 4% con una franchigia di 1 milione di euro per ogni cointestatario. Mentre se la successione è invece verso fratelli o sorelle, la tassazione è del 6% e la franchigia è di 100 mila euro a testa.

Per tutti gli altri parenti fino al 4° grado in linea diretta, è prevista una tassazione del 6% senza franchigia. Per gli eredi in genere la tassazione sale all’8% senza franchigia. Se però è soltanto uno dei due coniugi a venir meno, la parte relativa alla successione per eredità sarà il 50%, ovvero la proprietà relativa al deceduto.

Seguono la successione tutti i titoli, obbligazioni, fondi e libretti al portatore o al risparmio, buoni fruttiferi postali o azioni. Non sono però tassati come per il patrimonio liquido presente sul conto al momento della morte. Possono essere suddivisi equamente oppure venduti per poi dividerne il ricavato. Vi è la possibilità di istituire un fondo comune e gestirli un maniera condivisa.

Quanto dura il processo di successione

Non è possibile definire una tempistica certa per il processo di successione, in quanto le casistiche che possono presentarsi sono molteplici. Se il conto corrente è a firma disgiunta, non vi sono particolari impedimenti per il correntista rimasto in vita, in quanto può continuare ad operare sul conto.

Mentre in caso di firma congiunta e con il congelamento del conto, le procedure di successione possono penalizzare i correntisti. Per prima cosa l’istituto bancario deve accertare con sicurezza l’avvenuto decesso e la linea ereditaria.

La morte è dimostrabile attraverso la certificazione di morte rilasciata dall’anagrafe del comune di residenza. Per l’accertamento della linea ereditaria sono due gli scenari possibili. Se il deceduto avesse redatto un testamento, il documento ha valore legale e definisce la linea ereditaria. Nel caso invece di successione legittima o naturale, viene seguita la linea ereditaria per la successione.

Vi sono delle situazioni in cui potrebbe spuntar fuori un erede legittimo, ad esempio un figlio non riconosciuto che procede con l’istanza di paternità o maternità.

Dopo aver dato il via all’istanza, il figlio illegittimo può inviare alla banca una raccomandata A.R. nella quale chiede la sospensione delle pratiche di successione. In tal caso l’intero processo sarebbe bloccato fino a che la linea di successione non sia definita.

Vedi anche tempi di sblocco conto corrente per successione.

Quote della successione ereditaria

La successione ereditaria è legiferata e descritta dagli art. 566-586 del codice civile. Nello specifico l’eredità è trasmessa ai figli nella sua totalità e suddivisa in parti eque se il coniuge del caro estinto non fosse più in vita.

Nel caso in cui invece la coppia non avesse avuto figli, l’eredità viene trasmessa nella sua totalità al coniuge rimasto in vita. Se al momento del decesso vi sono un coniuge e figli, l’eredità è suddivisa in quote eque tra le parti.

Chiusura del conto corrente

In caso di decesso di un titolare di un conto cointestato con potere di firma congiunta, non è possibile estinguere il rapporto bancario fino a che la pratica di successione non sia perfezionata. Se invece il conto è a firma disgiunta, il processo di chiusura è simile a quello dei conti correnti nominali, in quanto il titolare ancora in vita può continuare ad operare.

Va sottolineato però che il titolare è proprietario del 50% del capitale presente e, anche se il conto viene chiuso, la rimanente parte del patrimonio deve essere suddivisa secondo la legittima successione tra gli eredi. Al momento della chiusura quindi le somme verranno distribuite in quote percentuali rispetto all’eredità e all’ammontare del deposito all’istante della morte del cointestatario.

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Marco Fanelli

Marco Fanelli è un esperto nel settore fintech, con particolare interesse per carte, conti correnti e conti deposito. Con un background come sviluppatore informatico, Marco ha creato uno dei siti più visitati in Italia nel settore finance. Il suo obiettivo principale è fornire guide chiare e dettagliate, risolvere le problematiche annesse all'uso di carte e conti ed offrire recensioni comparative approfondite, rendendo il mondo fintech comprensibile per tutti.