Il prelievo forzoso è un’operazione straordinaria che può essere attuata da un governo in caso di gravi dissesti finanziari. Caratteristica principale del prelievo forzoso è l’assenza di autorizzazione (esplicita o implicita) dei risparmiatori i quali, colpiti dal provvedimento statale, si vedono sottrarre una percentuale dei capitali accantonati per fronteggiare un’emergenza economica.
Il prelievo forzoso è, di fatto, una misura che colpisce esclusivamente la ricchezza liquida, ovverosia il denaro: essendo facile da prelevare senza il consenso del titolare può essere riscosso in termini brevi per rimpinguare le casse dello Stato.
Attualmente si vocifera di un prelievo forzoso per attenuare la grave crisi economica che colpisce l’Italia ed il suggerimento deriverebbe proprio dall’Europa. Ma come funziona da noi il prelievo forzoso e come difendersi da eventuali manovre del governo?
Indice Contenuto
- 1 Come funziona il prelievo forzoso in Italia?
- 2 Bail-in e prelievo forzoso sono la stessa cosa?
- 3 Quali sono gli effetti del prelievo forzoso?
- 4 Come difendersi dai prelievi forzosi sui conti correnti
- 5 I beni rifugio e gli investimenti per prevenire il prelievo forzoso
- 6 Si possono investire soldi in Bitcoin?
Come funziona il prelievo forzoso in Italia?
La recente storia ci ricorda che nell’ultimo trentennio il governo Amato fu il primo ad introdurre, con un decreto legge, un prelievo coattivo del 6‰ sui depositi bancari. Era il (non tanto) lontano 1992 e l’Italia versava in una pericolosa emergenza finanziaria. Il decreto fu approvato immediatamente e l’idea trovò ampio consenso nel Consiglio dei Ministri. Il prelievo forzoso sui conti correnti, assieme ad altre misure straordinarie, fruttò migliaia di miliardi di lire.
Ma nonostante la manovra, il risvolto della situazione non fu dei migliori: l’assalto agli sportelli fu la conseguenza principale, da cui seguì il pericolo di recessione dell’Italia. Come andò a finire? La nomina di un governo tecnico sembrò essere la soluzione migliore per scongiurare ulteriori pericoli.
Fatte le dovute premesse, cosa giustifica la riscossione coattiva di soldi da parte del governo senza nessuna autorizzazione? Ebbene, la risposta è semplice e la fonte è all’interno della Costituzione. Dice infatti l’art. 77 comma 2 che il governo, in casi straordinari di necessità e di urgenza, può adottare provvedimenti provvisori aventi forza di legge. I provvedimenti in questione devono essere convertiti in legge dalle Camere il giorno stesso, pena l’inefficacia dei decreti fin dalla loro origine.
Questa disposizione è utile per capire l’immediatezza con cui fu approvato il decreto legge del governo Amato, che vide la luce nella notte fra il 9 ed il 10 luglio con approvazione immediata nel medesimo giorno.
La Costituzione con questo articolo attribuisce all’esecutivo parte dei poteri che spettano al Parlamento, con l’accezione della straordinaria necessità ed urgenza nell’emanazione di un decreto legge.
Necessità ed urgenza sono gli elementi che giustificano il prelievo forzoso sui conti correnti in Italia, che dovrebbe avvenire in casi eccezionali in cui l’immediatezza e l’inevitabilità delle conseguenze non consentirebbe di adottare soluzioni differenti. E se si prende in esame il decreto legge n. 333 del 1992 la giustificazione del governo Amato fu il risanamento della finanza pubblica.
Tutto questo serve a capire quali sono le ipotesi in cui potrebbe essere deliberato un prelievo forzoso sui conti correnti. La misura verrebbe attuata quindi:
- in caso di emergenza finanziaria nazionale (debito pubblico insostenibile, svalutazioni monetarie, ecc…);
- in presenza di una crisi bancaria che giustifica l’attuazione del bail-in.
Bail-in e prelievo forzoso sono la stessa cosa?
Un recente provvedimento dell’Unione Europea prevede il ricorso al prelievo forzoso come strumento di contrasto per eventuali crisi finanziarie: è il cosiddetto bail-in, in vigore anche in Italia grazie a due decreti attuativi, il 180 ed il 181 del 16 novembre 2015.
A differenza della manovra del governo Amato, il bail-in è una misura da attuare per risanare le crisi bancarie che si traduce in una riduzione dei diritti maturati da azionisti ed obbligazionisti e in un prelievo forzoso nei confronti dei correntisti con depositi bancari superiori ai 100 mila euro.
Questo tipo di strumento dovrebbe evitare che il salvataggio delle banche ricada sui contribuenti attraverso gli aiuti di Stato, con notevoli ripercussioni negative sui soldi pubblici. Nonostante tale procedura non sia stata ancora attuata da nessun istituto di credito, alcune banche hanno optato per soluzioni alternative, come l’aumento delle spese di gestione dei conti correnti o la diminuzione dei tassi di interesse attivi sui conti deposito.
Quali sono gli effetti del prelievo forzoso?
Le misure urgenti del calibro di un prelievo forzoso generalmente hanno efficacia retroattiva, ovverosia prendono a riferimento i capitali già depositati nel momento in cui il decreto diventa legge. Ad avere la peggio sono i conti di diverso genere (conti correnti, deposito, vincolati o non vincolati) che, con l’approvazione, sono già depositari dei risparmi di una persona.
Ciò significa che ad essere a rischio sono i correntisti con depositi bancari già in atto presso uno o più istituti e non chi, all’emanazione del decreto, è in possesso di un conto vuoto o è in procinto di aprirne uno successivamente.
Per quanto sia una misura necessaria in casi eccezionali, il prelievo forzoso non è esente da conseguenze negative messe in atto dai risparmiatori. Prospettare una patrimoniale sui capitali depositati incentiverebbe la chiusura dei conti correnti, la fuga dei capitali all’estero (vedi anche aprire un conto corrente all’estero) e la fila agli sportelli per recuperare quanto denaro possibile.
E a rimetterci non sarebbe solo il risparmiatore, ma soprattutto le banche che si troverebbero con le tasche svuotate e prive di fondi per i loro investimenti.
Come difendersi dai prelievi forzosi sui conti correnti
Un decreto legge giustificato dalla Costituzione ed emanato in casi eccezionali può colpire chiunque e non servirà sollevare questioni di legittimità, di violazione dei diritti e di privacy. Una volta approvato consentirà al governo di eseguire prelievi forzosi nella misura e secondo i requisiti stabiliti dallo stesso decreto.
Tuttavia, se una misura urgente potrebbe colpire piccoli e grandi investitori, il mondo economico ci insegna che gli individui reagiscono agli incentivi, siano essi positivi o negativi. E la previsione di una patrimoniale sui conti correnti avrebbe come conseguenza conti con giacenze medie irrisorie, magari utilizzati per semplici operazioni economiche.
Soluzioni come la fuga dei capitali o la chiusura dei conti trova numerosi ostacoli con la normativa vigente. Basti pensare al tetto massimo di prelievo giornaliero per alcune carte di credito, all’uso del contante ed alle segnalazioni che le banche sono costrette ad inoltrare in caso di movimenti monetari “sospetti”.
La chiusura del conto corrente potrebbe risultare vana, visto che gran parte delle operazioni finanziarie si basano sul possesso di questo strumento: l’accredito dello stipendio, il pagamento di una prestazione lavorativa, la domiciliazione delle utenze o l’apertura di un mutuo sono strettamente correlati al conto.
Ed allora, come evitare il prelievo forzoso sui conti correnti? Come difendersi dalle misure arbitrarie del governo?
I beni rifugio e gli investimenti per prevenire il prelievo forzoso
Una prima soluzione potrebbe essere investire i propri risparmi su beni rifugio la cui monetizzazione non è immediata come lo è il capitale sul conto corrente. I beni rifugio (l’oro, i diamanti, i beni immobili, i quadri, i preziosi ed ogni cosa suscettibile di un valore intrinseco) si trasformano in liquidità solo attraverso una compravendita. Basterebbe acquistare questi beni con una parte dei propri risparmi per sottrarne una fetta al potere arbitrario del governo, lasciando una somma residua sul conto per le spese ordinarie e quelle straordinarie.
Una seconda alternativa proviene dal mondo del brokeraggio che consiglia la diversificazione degli investimenti in strumenti finanziari sicuri, anche in Paesi esteri. Per acquistare titoli stranieri o partecipare come azionisti in società non italiane sarà necessario affidarsi ad un esperto che sia possibilmente serio e professionale.
Il broker avrà il compito di gestire i risparmi secondo quanto disposto dal proprio cliente scegliendo soluzioni in linea con le esigenze di quest’ultimo. Qualcuno, ad esempio, prospetta la possibilità di convertire parte dei capitali in monete estere con valuta forte, qualcun altro invece sconsiglia investimenti su polizze vita e titoli di Stato.
Un’opzione di non poco conto sembra essere quella del trading online, in quanto molto più sicuro poiché le informazioni disponibili sono aggiornate nell’immediato. Ma per fare del trading sarà necessario conoscere bene le operazioni finanziarie, scegliere piattaforme certificate dalla Consob e masticare un po’ di finanza per capire gli investimenti più redditizi.
Vedi anche conto titoli.
Si possono investire soldi in Bitcoin?
Una soluzione sottovalutata potrebbe essere l’acquisto di bitcoin, ossia la valuta virtuale per eccellenza che non prevede la presenza di intermediari finanziari, quali appunto le banche. Chi acquista e scambia bitcoin lo fa attraverso una rete crittografata che consente di eseguire le transazioni in maniera immediata, senza un ente che gestisce le operazioni di acquisto, di vendita, di prelievo o di accredito.
La mancanza di un soggetto fondamentale (l’istituto di credito) vanificherebbe ogni tipo di prelievo forzoso che avverrebbe su conti correnti: se il capitale non è disponibile sul conto deposito oggetto di prelievo forzoso, la legge non potrebbe mai prelevare soldi dal portafoglio virtuale che contiene bitcoin.
La ragione è semplice da capire, perché il prelievo forzoso vede la collaborazione degli enti finanziari che, al momento dell’approvazione della legge, automaticamente si adoperano per la ritenuta dei soldi a discapito dei correntisti. Il rovescio della medaglia sta nella volatilità dello stesso bitcoin, che potrebbe essere soggetto a svalutazioni improvvise con conseguente perdita di valore.
Ed allora, qual è l’alternativa migliore? Sicuramente la diversificazione degli investimenti, optando contemporaneamente per beni rifugio, strumenti finanziari e trading lasciando da parte un po’ di liquidità per le urgenze personali, con la speranza che i dissesti finanziari non vengano risanati da chi risparmia con fatica.
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Marco Fanelli
Marco Fanelli è un esperto nel settore fintech, con particolare interesse per carte, conti correnti e conti deposito. Con un background come sviluppatore informatico, Marco ha creato uno dei siti più visitati in Italia nel settore finance. Il suo obiettivo principale è fornire guide chiare e dettagliate, risolvere le problematiche annesse all'uso di carte e conti ed offrire recensioni comparative approfondite, rendendo il mondo fintech comprensibile per tutti.